Fasi costruttive Oratorio Madonna delle Grazie
Nell'estate del 1994, la chiesa di San Martino e l'annessa casa cappellanica furono indagate archeologicamente dall'ufficio dei Beni Culturali. La chiesa ha visto la totale rimozione del pavimento, che ha permesso di riportare alla luce una serie di strutture murarie, che riportano le origini della chiesa all'Alto Medioevo. L'edificio di culto si trova ancora oggi in posizione strategica, alla sommità della collina che sovrasta il nucleo di Vezia, da dove domina il piano del Vedeggio?. La chiesa era inserita in un complesso fortificato, le cui vestigia sono ancora oggi leggibili nel perimetro sottostante il cimitero. Dalle fonti documentarie nulla o poco si sa della fortificazione, che potrebbe risalire all'epoca tardoromana, come sembrano dimostri i frammenti di tegoloni e di fittili rinvenuti nel materiale di riempimento usato all'interno della chiesa. La ricerca archeologica ha permesso di identificare otto fasi costruttive, che dal VIII secolo ci portano al Settecento, momento in cui venne eretta la chiesa attuale. Dette fasi sono state discusse con Diego Calderara e Francesco Ambrosini (a cui si deve l'intera ricostruzione grafica allegata).
Fra l'VIII e il IX secolo, viene edificato un primo edificio di culto a sala, completato ad oriente da un'abside semicircolare, nel cui centro si trovava l'altare in muratura. La zona presbiteriale era separata da quella riservata ai fedeli attraverso una transenna in muratura, individuata a livello di fondamenta. Di fronte alla transenna, in corrispondenza dell'asse mediano della navata, sono stati localizzati i negativi di due buche per pali, la cui funzione era quella di delimitare il passaggio in direzione dell'altare (solea). A nord della transenna, addossato alla parete della navata, è stato rinvenuto un basamento a pianta quadrangolare, che induce ad ipotizzare un piccolo altare laterale dedicato al culto di una reliquia.
Il pavimento della chiesa era cementizio e poggiava su una massicciata. Nel settore nord-orientale esterno alla chiesa sono stati localizzati i resti di una cinta muraria, che fungeva da sostegno e da delimitazione dell'area cimiteriale.
In una fase successiva a quella altomedievale, che ipotizziamo attorno al X secolo, al primitivo edificio di culto viene anteposto un portico, completato da un pavimento cementizio e da pareti intonacate.
In un terzo momento costruttivo, collocabile fra il XI e il XII secolo, nel settore nord-occidentale della chiesa si innesta una torre fortificata di dimensioni imponenti (la struttura, di forma trapezoide, misura internamente metri 2.20/2.50 x 4.10 e ha uno spessore murario di cm 120).
Il tipo di struttura induce ad ipotizzare una funzione abitativa all'interno di un complesso fortificato in fase di trasformazione.
Due interventi caratterizzano la fase romanica, riferibile ai secoli XII e XIII. Dapprima si assiste al totale rifacimento della parete settentrionale della chiesa e della zona presbiteriale, dove viene costruito un nuovo coro, che determina l'ampliamento verso est dell'edificio di culto.
La zona presbiteriale, ricoperta da un pavimento cementizio con superficie in cocciopesto, viene delimitata da una transenna in muratura.
In un momento di poco successivo, viene posato un nuovo pavimento cementizio in navata e viene parzialmente rappezzato quello del coro. La facciata della chiesa viene rifatta e il portico antistante viene parzialmente chiuso a occidente, delimitando così un'area cimiteriale privilegiata (il parziale o totale rifacimento della facciata sembrerebbe confermare lo stato di decadimento della chiesa altomedievale).
Nel corso del Cinquecento, la chiesa romanica vede delle modifiche nel settore nord, dove viene aperta la cappella laterale, citata dal vescovo Archinti nella visita pastorale del 1597. La cappella era decorata con l'affresco dedicato alla Madonna, che oggi si torva nel coro della chiesa, sopra l'altare maggiore.
In navata viene posato un nuovo pavimento cementizio. All'esterno della chiesa, nel settore nord-orientale, viene appo0ggiata una struttura quadrangolare, che poteva fungere da sagrestia.
Nella parte nord-occidentale si assiste invece alla demolizione dei muri nord e sud della torre fortificata, per dare spazio ad una struttura abitativa più agile nelle sue dimensioni. Lo spessore dei nuovi muri è infatti di cm 50. Del locale a un piano rimane l'impronta del tetto, che rispetta l'altezza della navata della chiesa alla quale si appoggia. La nuova struttura può essere interpretata come la prima casa del cappellano.
Il portico in facciata continua ad essere un'area cimiteriale, nel quale vengono deposti bambini e neonati.
Alla fine del Cinquecento, fra la sagrestia e la prima struttura abitativa viene inserito un nuovo locale, che crea così unitarietà (il locale aggiunto vede anche la presenza di una cantina).
Nessuna modifica si segnala invece nei settori orientale e occidentale.
Come attestato dalla visita pastorale del vescovo Torriani, nel 1678 viene portata a termine la costruzione della casa del cappellano, ancora oggi esistente. L'edificio a due piani, come dimostrano i segni delle travi, che reggevano le solette dei pavimenti in legno, viene costruito in distruzione della struttura abitativa dell'inizio del Cinquecento e sul prolungamento dei due locali createsi alla fine del XVI secolo.
In questa fase scompare anche l'area cimiteriale esterna e il portico che la delimitava.
Fra la fine del Seicento e i primi decenni del Settecento, viene costruita la chiesa attuale, della quale troviamo la descrizione nella visita pastorale del 1747 del vescovo Neuroni. In navata viene inserito un nuovo pavimento che ricopre i precedenti. All'interno della chiesa, sull'asse principale, sono inserite tre sepolture da riferire all'Ottocento (Marianne Morosini – 1808, Regina Morosini, madre di Marianne – 1810 e Alousio Morosini – 1812).
La ricerca archeologica all'interno del complesso di San Martino non ha portato alla scoperta di importanti affreschi legati alle prime fasi costruttive. Nel materiale di riempimento sono stati unicamente trovati frammenti di dipinti murali caratterizzati da decorazioni di tipo geometrico la cui datazione risulta difficile. Nella parete meridionale della chiesa attuale, in prossimità del coro, è stata riporta alla luce una spoglia di affresco, rappresentante una testa di leone, che può essere attribuita ad una mano cinquecentesca. Il piccolo frammento, che si sovrappone ad un affresco più antico e non identificato, è poi stato nuovamente ricoperto dall'intonaco della parete, essendo parte integrante della muratura.
L'affresco più importante è tuttavia quello cinquecentesco, dedicato alla Vergine, posto ora sopra l'altare maggiore. Una documentazione del 1662 assicura di "grazie segnalate ottenute pregando davanti all'immagine della Madonna e del bambino esistente in tal Oratorio". Di qui la denominazione di "Immagine miracolosa" e l'origine del titolo di Madonna delle Grazie.
Cfr.: Notizie storiche su Vezia – Antonio Arigoni - 2003