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Oratorio Madonna delle Grazie in San Martino
Proprietà del Patriziato
Sebbene già nel 1616 si abbiano notizie dell'esistenza dell'allora nuova Chiesa dell'Annunciazione della Beata Vergine Maria, vicino al nucleo di Vezia, l'Oratorio della Madonna delle Grazie in San Martino non è mai stato abbandonato dalla popolazione, anzi, raggiunse il suo massimo splendore proprio nel Seicento, complice il grande fervore religioso dell'epoca.
Nell'estate del 1994, durante gli ultimi lavori di restauro, l'Oratorio fu oggetto di indagini archeologiche da parte dell'Ufficio dei Beni Culturali. Nell'area del complesso di San Martino furono identificati i resti di una cinta fortificata, sicuramente altomedievale, forse risalente all'epoca tardoantica.
Gli scavi ci restituiscono la storia di fondazioni di un edificio risalente al VIII-IX secolo, poi sostituito tra il XII e il XIII secolo da una chiesetta in arte romanica, fino all'attuale oratorio la cui opera è datata tra il 1670 e il 1743.
Abbiamo testimonianza di una visita pastorale di monsignor Filippo Archinti, vescovo di Como dal 1597, che a proposito di san Martino scrisse:
C'è una cappella piccola e dipinta…/ È volta ad oriente ed è di una navata. / Il suo tetto è di coppi… / La facciata della chiesa è dipinta di rosso (sangue di bue) … / Nel lato settentrionale c'è un altro altare nudo in una capelletta non chiusa da cancelli… / C'è il cimitero ben murato, senza croce…).
Non si sta parlando dell'attuale Oratorio, bensì della precedente chiesetta in arte romanica.
Una documentazione del 1662 riporta di: ...grazie segnalate ottenute pregando davanti all'immagine della Madonna e del Bambino esistente in tal Oratorio. Da qui, la denominazione di immagine miracolosa e l'origine del titolo di Madonna delle Grazie.
È nel verbale del 9 maggio 1670, data della prima visita pastorale del vescovo Giovanni Antonio Torriani, dove troviamo la concessione alla costruzione del nuovo oratorio e leggiamo anche, come prima testimonianza del legato Domenico Lanfranchini: ...Questo oratorio ha dei redditi certi: assommano a circa scudi 22, redditi che servono alla celebrazione di tre messe settimanali in detta chiesa di San Martino.
A seguito della sua seconda visita pastorale, il 13 maggio 1678, il vescovo Torriani scrisse: ...è terminata la fabrica per la dimora del cappellano, ma sono ancora da eseguire i decreti della prima visita riguardo alla chiesa, venivano perciò esortati gli abitanti a provvedere ad una più perfetta costruzione della stessa.
Siamo nel 1747, anno della visita del vescovo Neuroni. La sua testimonianza ci dice che: i vicini fratelli Giovan Pietro e Bernardino Bettini hanno in concreto provveduto alla nuova costruzione.
Pertanto, il compimento dell'attuale oratorio si situa tra il 1670 e il 1747.
Nel cimitero della comunità, annesso alla chiesetta, si possono osservare lapidi risalenti fino al 1800. Nel pavimento dell'Oratorio troviamo le tombe di Marianne Morosini, mancata nel 1808 alla tenera età di 12 anni, di sua madre Regina Morosini Riva, morta due anni dopo e di Alousio Morosini, morto nel 1812. Regina Morosini fu la sposa, in seconde nozze, di Giuseppe Morosini, nonno dell'eroe del risorgimento Emilio Morosini, ad oggi sepolto nel mausoleo a lui dedicato nel Parco Morosini, di fronte alla Villa Negroni (villa edificata nel Settecento e conosciuta all'epoca come Palazzo Morosini).
L'Oratorio e la sua casa cappellanica, beni culturali tutelati, sono di proprietà del Patriziato di Vezia.
Nel 2003 sono terminati i lavori di restauro, grazie agli importanti contributi della Fondazione Domenico Lanfranchini (emanazione del Patriziato) e del Cantone.
Dal Seicento, l'Oratorio domina il villaggio di Vezia dalla sua collina, circondato da una splendida cornice di castagni e raggiungibile anche da un caratteristico sentiero romanico.
Il parroco della comunità celebra ancora un paio di messe l'anno, alcune funzioni e i rosari durante i mesi maggio e ottobre. Dal 2022, il venerdì successivo la ricorrenza di San Martino, il Patriziato e il Dicastero Culturale del Comune hanno istituito una tradizionale fiaccolata notturna.
Testo a cura di Francesca Rosa